Tra poco tutte le aziende italiane dovranno assicurarsi contro le catastrofi naturali

Tra poco tutte le aziende italiane dovranno assicurarsi contro le catastrofi naturali

L’obbligo entra in vigore il 31 marzo

Dal 31 marzo per legge tutte le imprese italiane dovranno assicurarsi contro le catastrofi naturali e sottoscrivere a proprie spese una polizza che protegga dai danni causati da eventi come terremoti o alluvioni. Sebbene l’Italia sia particolarmente esposta a questi rischi, era rimasto uno dei pochi paesi dell’Unione a non prevedere una misura simile: oggi in caso di catastrofi naturali i danni vengono coperti da chi ne viene colpito, dagli enti locali e dallo Stato, con conseguenti grosse difficoltà, iniquità e lentezze. L’obbligo risolve in parte questo problema, ma ne crea diversi altri.

La norma interesserà tutte le imprese con una sede fisica in Italia, sia straniere che italiane, purché abbiano una sede operativa che possa essere oggetto di danni. Sono esclusi i professionisti che lavorano come lavoratori autonomi, e le imprese agricole, quelle della pesca e dell’acquacoltura, per le quali invece l’obbligo partirà dal 2026: queste ultime, essendo inevitabilmente più esposte ai danni da catastrofi naturali, hanno già un sistema di copertura dai danni specifico per il loro settore. Tutte le altre dall’1 aprile dovranno avere una polizza assicurativa apposita. Oggi in Italia solo il 5 per cento delle aziende è coperto da una polizza contro le catastrofi naturali.

Per assicurarsi basta rivolgersi a una qualsiasi compagnia assicurativa.

il costo di una polizza dipenda anche dalle caratteristiche del singolo assicurato, cioè dalla sua specifica esposizione alle catastrofi, in Italia queste polizze sono mediamente più costose che altrove anche per la scarsa propensione degli abitanti ad assicurarsi contro questi rischi: proprio perché sono pochi gli assicurati, le compagnie chiedono premi più alti in modo da avere maggiori fondi per coprire le richieste di rimborso. Con l’obbligo le cose dovrebbero cambiare, ed è possibile che nel tempo i costi per dotarsi di queste polizze scendano.

La metà dei tumori dopo i 70 anni? Uno studio spiega perché

La metà dei tumori dopo i 70 anni? Uno studio spiega perché

l legame tra età e insorgenza dei tumori è da tempo oggetto di studio. L’invecchiamento rappresenta infatti uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo del cancro, per lo più a causa dell’accumulo di mutazioni genetiche e della progressiva riduzione della capacità dell’organismo di riparare i danni cellulari. Secondo le statistiche, ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 395 mila nuovi casi di tumore e il 60% dei pazienti oncologici ha più di 65 anni. Solo il 10% dei casi interessa persone sotto i 49 anni, mentre il 39% riguarda la fascia tra i 50 e i 69 anni. C’è una relazione complessa e non del tutto chiara tra invecchiamento cellulare, danni cumulativi sul Dna e altri meccanismi

In Italia, l’aspettativa di vita media si attesta intorno agli 82 anni, ma solo 71 di questi vengono vissuti in buona salute, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ciò significa che negli ultimi dieci anni di vita la probabilità di sviluppare patologie legate all’invecchiamento, tra cui il cancro, è molto elevata. Attualmente, oltre il 25% della popolazione italiana ha più di 65 anni, e questa quota è destinata ad aumentare nei prossimi decenni, il che si tradurrà in una sfida epocale per la sanità pubblica. Ma ci sono anche buone notizie.

Giovani oggi meno felici rispetto alle generazioni precedenti. Ecco perché

Giovani oggi meno felici rispetto alle generazioni precedenti. Ecco perché

Un’indagine commissionata dalle Nazioni Unite in sei paesi di lingua inglese, rivela che i giovani sono oggi meno felici rispetto alle generazioni precedenti, mettendo in crisi questa concezione. La soddisfazione di vita sembra infatti essere calata tra le persone di età compresa tra i 12 e i 25 anni, specialmente se donne. A sorprendere, il fatto che tale deflessione non sembra essere riconducibile – almeno in toto – al Covid. 

Il malessere dei giovani

Secondo lo studio citato, il calo nel grado di felicità percepita è cominciato prima della Pandemia, confermando altre evidenze recenti. In particolare, uno studio  ha messo a confronto i disturbi mentali dei primi dieci anni 2000 con quelli attuali. La ricerca ha rivelato un aumento costante della sofferenza mentale negli ultimi 15 anni, soprattutto nella fascia 18/34 anni, confermando un trend precedente al Covid, che, al più, ne è stato acceleratore. 

Le ragioni di questo fenomeno sono senz’altro molteplici. Come scriveva Bertrand Russell in tempi non sospetti: “Vi era anticamente una capacità di spensieratezza e di giocosità che è stata in buona misura soffocata dal culto dell’efficienza”. Eppure, non è solamente questo aspetto a giocare un ruolo. Le possibili cause del calo di felicità, benessere e soddisfazione tra i più giovani sono infatti riconducibili a elementi come: individualismo e competizione sempre più spinti, aumento dell’uso dei social media, senso di solitudine, crisi climatica, instabilità socio-politica, incertezza diffusa, difficoltà economiche.

Quest’ultime, in particolare, sono tra le ragioni che primariamente determinano l’infelicità tra i giovani in Italia. A rivelarlo, un’indagine realizzata nel febbraio 2025 dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori) su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su. 

Lo stato di felicità in Italia

In base ai dati raccolti nel nostro Paese, tra i fattori che maggiormente concorrono all’infelicità – oltre alle questioni finanziarie – vi sono: problemi di salute, propri o relativi a un familiare (36%), eventi negativi in famiglia (22%) e criticità nella propria vita affettiva (14%).

Nonostante ciò, il 74% delle persone nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni si definisce tra “abbastanza” (38%) e “molto felice” (38%). Sorprende, che questa fascia di popolazione comprenda la quota più alta di persone che si definiscono “molto felici”. Sembrerebbe una controtendenza rispetto ai dati raccolti nei paesi anglofoni, tuttavia lo è solo parzialmente. Nel complesso, infatti, sono le persone over 54 a risultare stabilmente più soddisfatte. L’80% di queste ultime si definisce tra “abbastanza” (32%) e “molto felice” (48%), contro il 74% – precedentemente citato – relativo agli under 34.

Sebbene in maniera più parziale, questo andamento riflette dunque la conclusione a cui è giunta l’indagine commissionata dalle Nazioni Unite, ossia che la giovinezza non sembra più essere l’età della spensieratezza.  

Non solo diritto alla spensieratezza

La spensieratezza dovrebbe essere un diritto. Ogni giovane dovrebbe infatti poter accedere a condizioni che permettano momenti di leggerezza, serenità e libertà dalle preoccupazioni eccessive. Parallelamente, è necessario garantire i giusti strumenti per leggere la realtà.
In uno scenario incerto e complesso come quello attuale, la felicità è spesso messa a dura prova da ciò che succede intorno a sé e, specialmente, da come gli avvenimenti vengono decodificati. Spesso, infatti, non sono gli eventi in sé a generare gli stati emotivi, ma il modo in cui vengono interpretati. Ecco, dunque, che, prima a scuola e poi in azienda, è necessario non solo offrire spazi di decompressione per far sfiatare la mente e ritrovare un po’ di spensieratezza, ma anche offrire accesso a strumenti che permettano alle persone di comprendere la complessità e gestire il carico emotivo che da essa deriva. 

(da il Sole 24)

Il Giubileo salva il Duomo di Salerno

Il Giubileo salva il Duomo di Salerno

Mentre si apriva la Porta Santa in occasione del Giubileo, si sono aperti anche i cordoni della borsa della Regione Campania: l’Ente di Palazzo Santa Lucia, come annunciato già negli scorsi mesi, ha messo sul piatto 50 milioni di euro per il finanziamento degli interventi finalizzati alla salvaguardia dei luoghi di culto della “terra felix”. E, nel pacchetto di risorse, molte sono destinate alla Diocesi di Salerno-Acerno-Campagna guidata dall’arcivescovo Andrea Bellandi: è da questo pacchetto di fondi, infatti, che è stato finanziato con 10 milioni di euro l’atteso intervento di ristrutturazione del Duomo e del Museo Diocesano di Salerno. Ma c’è di più: è arrivato l’ok da Napoli anche ai lavori di messa in sicurezza della della parrocchia di Maria SS del Rosario di Pompei di Mariconda.(LaCittà)

La Regione Campania finanzia le sagre con 10 milioni

La Regione Campania finanzia le sagre con 10 milioni

Pomposamente viene definita “Valorizzazione del turismo enogastronomico”. Ma, in sostanza, la delibera della Giunta regionale pubblicata ieri – con cui vengono stanziati ben 10 milioni di euro – dà il via libera ai finanziamenti alle “sagre” che, adesso, vengono chiamate in un altro modo ma che, in pratica, hanno la stessa valenza culturale di prima che il nuovo corso sdoganasse queste manifestazioni, rendendole radical chic. Per carità, nulla di male, ma al di là di come le si voglia appellare, la maggior parte delle manifestazioni che saranno sponsorizzate dalla Regione, attraverso i Fondi per lo sviluppo e la coesione, saranno, come è accaduto negli anni scorsi, eventi di paese la cui valenza turistica sarà tutta d’accertare.

I contributi

In pratica, dunque, la Regione, come avviene ogni anno, apre il “contributificio” per elargire euro e non scontentare nessuno nell’intero territorio che va da Sessa Aurunca a Sapri. I fondi saranno distribuiti attraverso un avviso pubblico “per la selezione e attuazione di interventi, proposti da enti privati anche in partenariato con enti pubblici, tesi a valorizzare itinerari enogastronomici della regione Campania, principalmente a valenza socio-culturale e inclusiva, intesi quali percorsi a vocazione turistica di promozione delle tipicità enogastronomiche integrate con gli attrattori di interesse storico, culturale, religioso, naturalistico, ambientale e paesaggistico dei territori che prevedano altresì interventi di riqualificazione dei luoghi”. (LaCittà)